Tutto chiede salvezza, di Daniele Mencarelli

La settimana scorsa ho letto Tutto chiede salvezza, il romanzo biografico di Daniele Mencarelli, uscito per Mondadori nel 2020 e vincitore del Premio Strega Giovani di quell’anno.

Daniele Mencarelli
(Immagine di romadailynews.it)

Ammetto che, se non avessi saputo dell’imminente uscita della serie tratta dal romanzo, molto probabilmente non avrei mai conosciuto Mencarelli. Sbagliando, sì, e facendo vincere un velato pregiudizio che nutrivo nei confronti dell’autore.

Tutto chiede salvezza, Daniele Mencarelli
Mondadori, 2020

Tutto chiede salvezza è il racconto dei sette giorni che Daniele Mencarelli – allora ventenne – ha trascorso all’interno di un Dipartimento Psichiatrico per un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Il 14 giugno 1994, Daniele si sveglia in un letto d’ospedale, in una stanza condivisa con altre cinque persone. Si trova lì perché la sera prima, preso da un attacco di rabbia, ha distrutto casa e causato un malore al padre.

Daniele è un ragazzo sensibile, acuto e particolarmente profondo. Assorbe la sofferenza del mondo e si interroga sul perché dell’esistenza del male e del dolore.

“Ma è sbagliato cerca’ un significato? Perché devo avere bisogno di un significato? Sennò come spieghi tutto, come spieghi la morte? Come se fa ad affrontare la morte di chi ami? Se è tutto senza senso non lo accetto, allora vojo mori’.”

Il suo “desiderio patologico” ha un nome, salvezza, parola che non dice mai ad alta voce se non a sé stesso. Daniele desidera fare esperienza del mondo e della vita senza macigni sul cuore: essere impenetrabile. In parte riesce a dare un senso a quello che prova e a prenderne coscienza tramite la scrittura. Daniele, infatti, scrive poesie sin dalla terza media perché, secondo lui, la scrittura è l’unico mezzo che possiede per raccontare quello che vede e che gli esplode dentro.

Tra le persone con cui Daniele condivide la stanza c’è Mario. Mario, come una specie di Virgilio, accompagna Daniele verso una nuova consapevolezza di sé, affrontando importanti riflessioni sulla follia e sul rapporto tra la scienza e la mente umana, soffermandosi sul bisogno dell’uomo di bollare come negativo tutto ciò che è diverso o non convenzionale.
Mario riconosce l’importanza della cura farmacologica e l’esistenza dei disturbi mentali, ma chiede a Daniele di non smettere mai di interrogarsi, di conoscersi, e di indagare chi è veramente.

Come racconta l’autore durante un’intervista, la settimana di ricovero è stata fondamentale perché ha rappresentato il primo momento in cui ha potuto parlare della sua natura senza provare vergogna. E lo ha fatto non tanto con il personale medico ma con i suoi compagni di stanza, le persone più simili e vicine a lui che Daniele abbia mai conosciuto.

Tutto chiede salvezza è un romanzo che si appiccica addosso. Non per la trama – che qui non ha importanza – ma per la potenza delle riflessioni, delle emozioni e della sincera sensibilità e comprensione che richiede. Un romanzo che ha bisogno di cura e di ascolto, che pone chi legge di fronte a dei dilemmi non banali e che chiede di non fermarsi all’apparenza delle cose ma di scavare, proprio come fa Daniele.