Perché essere felice quando puoi essere normale: il memoir che ha dato inizio a tutto

A Perché essere felice quando puoi essere normale? di Jeanette Winterson devo un po’ di cose.
Devo la passione per i libri, il rispetto per la mia persona, ma soprattutto la forza di credere in qualcosa di migliore e di diverso.
Ricordo di aver acquistato il libro di Jeanette Winterson dopo una mattinata in cui avrei buttato all’aria qualsiasi progetto. Mentre camminavo in mezzo alla gente ho iniziato a leggere le prime righe, e da subito si è aperto davanti ai miei occhi un mondo di possibilità: una scarica di adrenalina mi ha percorsa da capo a piedi e ho capito che qualcosa poteva ancora essere fatto e che ero ancora in tempo per tutto.

Da quel giorno, quando per un attimo mi dimentico chi sono e perché faccio le cose che faccio, mi ricordo di questo passaggio del libro: “Tutto quello che è al di fuori di te ti può essere sottratto. Solo ciò che è dentro di te è al sicuro.” È una frase che ho appuntato un po’ ovunque, che mi soccorre quando sono in cerca di ispirazione e che mi incoraggia quando ho bisogno di una spinta per buttarmi in qualcosa di nuovo.  
A questo libro devo anche un’altra cosa. Perché essere felice quando puoi essere normale? è stato il titolo che mi ha avvicinata al genere del memoir (che, spoiler, non corrisponde esattamente all’autobiografia!).

Perché essere felice quando puoi essere normale? è la storia di Jeanette Winterson, una donna adottata e cresciuta ad Accrington, una cittadina della provincia di Manchester. Accrington è una città industriale, dipinta con toni grigi, tanta sporcizia e fumo, dove la classe operaia è in forte fermento.
Jeanette è stata adottata per colmare il bisogno di una donna dalla necessità impellente di affermare la propria esistenza; una madre dedita alla Chiesa, che di notte ascolta il Vangelo trasmesso in radio, in attesa dell’Apocalisse. Una depressa istrionica, come la dipinge Jeanette, che repelle il contatto fisico e tiene una pistola carica nel cassetto del comodino.

Del rapporto con la madre, Winterson scrive: “Ho sempre costruito le mie storie in opposizione alle sue. È stato il mio modo per sopravvivere, fin dall’inizio.”  Infatti, il racconto procede proprio così: Jeanette cresce e si conosce nonostante l’ingombrante presenza della madre adottiva. La figura del padre, al contrario, è una figura di contorno. C’è, ma si dimostra perlopiù indifferente nei confronti dell’educazione impartita a Jeanette, mostrandosi in realtà succube della moglie. Dal racconto che ne fa Jeanette capiamo che probabilmente il padre nutre un sincero affetto per la figlia, o quantomeno ci prova, ma la madre non lo ha mai permesso.

In un ambiente così descritto, privo di affetto e di dialogo, Jeanette cresce nella convinzione di non essere accettata, né tantomeno amata. Fin dall’infanzia, la scrittrice però si costruisce un appiglio, la lettura e, in seguito, la scrittura. Jeanette decide di diventare una scrittrice, di splendere nell’universo della letteratura, un mondo fortemente caratterizzato da un’impronta maschile. “Perché a una donna bisogna imporre dei limiti? Perché una scrittrice non deve coltivare l’ambizione? Perché una donna non deve essere ambiziosa?”, dice Winterson.
In una casa in cui ci sono soltanto sei libri, tra cui due copie della Bibbia, Jeanette legge i titoli della biblioteca; lavora, e con i soldi che guadagna compra altrettanti libri che stipa sotto il materasso, lontani dagli occhi della madre, e impara poesie a memoria perché facciano parte di lei.

Scontrandosi quotidianamente con la madre, Jeanette cresce, fino al giorno in cui le dichiara di essere una donna omosessuale e di voler prendere in mano la sua vita, ricevendo in risposta: “Perché essere felice quando puoi essere normale?”, frase che darà poi il titolo al memoir. Jeanette, ormai una ragazza di sedici anni, dopo tale risposta decide di andarsene di casa e, a bordo di una Mini, comincia una nuova vita – la terza in ordine cronologico, se contiamo la fase antecedente all’adozione e gli anni trascorsi con la madre e il padre. Finalmente artefice del proprio destino, Jeanette si dimostra una donna coraggiosa, decisa nel costruirsi un futuro a cui però manca una parte fondamentale, il passato, ma anche un’educazione all’amore.

Perché essere felice quando puoi essere normale? è un memoir in cui si racconta di una lotta alla sopravvivenza, di un’affermazione di sé nonostante gli ostacoli, e di quanto la cultura e i libri siano spesso ancora di salvezza.